Il brief è il documento che dà il via a un progetto creativo o digitale. Funziona come una mappa: spiega dove si vuole arrivare, quali sono i vincoli del percorso e con quali risorse muoversi. Non è un modulo burocratico, ma una sintesi chiara di obiettivi, bisogni e aspettative.
Perché conta nel digitale
In un progetto web, il brief è la bussola che tiene tutti orientati. Senza di lui, designer, sviluppatori e marketer rischiano di remare in direzioni diverse. Un sito può sembrare tecnicamente perfetto, ma se non risponde alle esigenze del cliente e alle aspettative degli utenti, resta un guscio vuoto. Il brief permette di allineare creatività e strategia, evitando sprechi di tempo e di budget.
Come si applica in un progetto web
Un buon brief per una web agency contiene informazioni pratiche: il tono di voce da usare nei testi, l’identità grafica da rispettare, i risultati attesi in termini di traffico o conversioni. Ma non basta scrivere un elenco di richieste. Serve spiegare il contesto, il pubblico di riferimento, le sfide che il brand affronta. È la differenza tra chiedere “voglio un sito bello” e dire “voglio un sito che parli a giovani professionisti, trasmetta affidabilità e faciliti la prenotazione di un servizio”.
Come una web agency lo valorizza
Un’agenzia come The Rope usa il brief come strumento di dialogo. Non lo prende come un testo intoccabile, ma come base per fare domande, scavare più a fondo e proporre soluzioni che il cliente magari non aveva immaginato. Più il brief è dettagliato, più l’agenzia può essere veloce e precisa nell’individuare la strada giusta. È in questo confronto che nasce la differenza tra un progetto standard e uno che davvero porta valore.
Errori comuni
Uno degli errori più frequenti è pensare che il brief sia solo un obbligo iniziale. Spesso viene scritto in fretta e senza dettagli, con frasi generiche tipo “fare un sito moderno”. Oppure si tende a riempirlo di informazioni superflue che confondono invece di chiarire. Il rischio è che il progetto parta già con ambiguità e malintesi. Un altro errore è lasciarlo nel cassetto: il brief va consultato e aggiornato se cambiano le priorità.
Un mini esempio pratico
Immagina un’azienda che produce abbigliamento tecnico. Se il brief si limita a dire “ci serve un e-commerce”, la web agency non sa se puntare sullo storytelling, sulla velocità d’acquisto o sul posizionamento sui motori di ricerca. Se invece il brief specifica che il target sono sportivi amatoriali, che il brand vuole trasmettere affidabilità e che la priorità è semplificare il checkout da mobile, allora il progetto prende subito la direzione giusta. Nel primo caso il rischio è costruire un sito generico, nel secondo si crea un’esperienza su misura.