Il CTR, acronimo di Click Through Rate, è la percentuale che indica quante persone hanno cliccato su un link rispetto a quante lo hanno visto. In pratica, se un annuncio appare mille volte e riceve cento clic, il CTR è del 10%. È una metrica molto semplice da calcolare, ma preziosa per capire quanto un contenuto, un annuncio o una call to action sappiano davvero catturare l’attenzione.
Perché conta davvero
Nel mondo digitale il CTR è un termometro immediato dell’interesse. Un banner con un CTR alto sta parlando la lingua giusta al pubblico, mentre un’email con CTR basso evidenzia che forse l’oggetto o il messaggio non colpiscono. Non si tratta solo di numeri: dietro quella percentuale c’è la capacità di un brand di farsi notare in mezzo a mille distrazioni.
CTR in un progetto web
In un sito web il CTR entra in gioco in tanti momenti. Può essere il bottone “Scopri di più” che porta a una scheda prodotto, il link in un articolo che conduce a un form di contatto o l’annuncio sponsorizzato che rimanda a una landing page. Ogni volta che chiediamo a un utente di compiere un’azione, stiamo mettendo alla prova il nostro CTR. Una web agency come The Rope lavora proprio su questi passaggi: non basta che un sito sia bello, deve anche spingere le persone a cliccare nei punti giusti.
Come massimizzarlo
Per migliorare il CTR serve attenzione al dettaglio. La scelta delle parole in un bottone, il colore che lo distingue dal resto della pagina, la posizione di un link: ogni elemento influisce. Un titolo troppo generico rischia di passare inosservato, mentre una call to action chiara e diretta riesce a orientare lo sguardo. L’agenzia digitale può testare varianti in modo sistematico, capire quali funzionano meglio e ottimizzare la resa del traffico. È un lavoro di affinamento continuo, più simile a limare una chiave finché si adatta perfettamente alla serratura.
Errori comuni
Uno dei più frequenti è misurare il CTR isolandolo dal contesto. Un annuncio può avere un CTR altissimo, ma se poi porta utenti che non restano sul sito o non convertono, quel numero perde valore. Altro scivolone è bombardare di call to action ogni sezione: troppe porte aperte confondono e alla fine nessuno entra. Anche trascurare il pubblico giusto è un errore classico: se il messaggio non è pensato per chi realmente è interessato, i clic non arrivano.
Un esempio pratico
Immaginiamo una campagna per promuovere un corso online. Il primo annuncio su Google Ads recita “Corso di Marketing Digitale – Iscriviti Subito”. CTR al 2%. Dopo qualche test, il titolo diventa “Vuoi più clienti online? Scopri il nostro Corso di Marketing Digitale”. CTR che sale al 5%. Non è magia, è questione di linguaggio: la seconda versione parla direttamente a un bisogno concreto e incuriosisce di più. Questo piccolo scarto percentuale, moltiplicato per centinaia di clic, fa la differenza nell’efficacia della campagna.