ROAS è l’acronimo di Return on Advertising Spend e indica in modo diretto quanto guadagno si ottiene da ogni euro speso in pubblicità. Non è un concetto astratto da manuale: è il termometro che misura l’efficacia reale delle campagne, proprio come controllare il resto quando si paga al bar. Se investi 100 euro e ne ricavi 400, il tuo ROAS è 4. Semplice da calcolare, ma fondamentale da interpretare.
Perché conta nel digitale
Nel marketing online ogni clic, ogni impression, ogni conversione ha un costo. Il ROAS serve a capire se quei costi generano valore oppure no. A differenza di altri indicatori più generici, mette subito in chiaro l’equilibrio tra spesa e guadagno. È la metrica che permette di distinguere una campagna che fa solo rumore da una che porta vendite concrete. Per chi gestisce shop online o lead generation, questa cifra diventa la bussola per orientare il budget.
Come si applica in un progetto web
Quando si costruisce una strategia digitale per un sito, il ROAS aiuta a capire quali canali meritano di essere spinti e quali ridimensionati. Non si tratta solo di guardare il totale delle vendite, ma di valutare il rapporto tra ciò che si spende e ciò che rientra. Una campagna con ROAS 2, per esempio, significa che per ogni euro speso ne tornano due. Ma se i margini di prodotto sono bassi, quel 2 potrebbe non bastare a coprire i costi. Per questo il numero va sempre contestualizzato.
Il ruolo di una web agency
Un’agenzia digitale come The Rope lavora sul ROAS non solo leggendo i dati, ma ottimizzando creatività, segmentazione e canali. Significa testare varianti di annunci, affinare il pubblico target, rivedere le landing page. Tutto ciò che contribuisce ad alzare il ritorno è parte del gioco. Una campagna con grafica accattivante ma senza strategia di remarketing rischia di disperdere budget. Al contrario, un approccio integrato può far crescere il ROAS anche senza aumentare la spesa complessiva.
Errori comuni da evitare
Uno sbaglio frequente è guardare solo al fatturato generato senza considerare i costi nascosti. Spese di spedizione, commissioni, gestione clienti: se non entrano nel calcolo, il ROAS rischia di sembrare più alto di quello che realmente è. Altro errore è confrontare campagne molto diverse senza tener conto degli obiettivi: un annuncio pensato per brand awareness difficilmente avrà lo stesso ritorno immediato di uno pensato per la vendita diretta.
Un esempio pratico
Immagina un e‑commerce di abbigliamento che investe 500 euro in una campagna social e incassa 2.000 euro di vendite. Il ROAS è 4. Sembra ottimo, ma se i margini netti sono del 20%, quei 2.000 euro diventano 400 di utile. In pratica l’investimento è andato in pari. Capire questo passaggio è ciò che distingue una lettura superficiale dei dati da una valutazione strategica.